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25 Aprile, la sobria allergia della Destra
di Massimo Villone da la Repubblica Napoli del 26/4/2025
Napoli ha celebrato il 25 Aprile. Sobriamente? No. Si è letta la Costituzione, si è cantata Bella Ciao, L’Arma dei carabinieri, fedele non genericamente nei secoli, ma specificamente alla Costituzione repubblicana, ha fatto sentire la voce della sua fanfara, un lungo corteo si è snodato per la città. Serenità e compostezza, come si conveniva all’occasione. Non la sobrietà chiesta dalla destra. Sul punto la maggioranza ha perso una buona occasione per tacere. Soprattutto malposto il collegamento con il lutto, da tutti condiviso, per Papa Francesco. Per primo, quella sobrietà Francesco non l’avrebbe voluta. Leggiamo nel resoconto della sua visita al Quirinale il 10 giugno 2017: “Guardo all’Italia con speranza. Una speranza che è radicata nella memoria grata verso le generazioni che ci hanno preceduto” e che hanno posto i valori fondamentali della dignità della persona, la famiglia, il lavoro ”al centro della Costituzione repubblicana … Una speranza dunque fondata sulla memoria, una memoria grata”. A chi e cosa si volge la “memoria grata”? Ai Costituenti e alla Costituzione antifascista nata dalla Resistenza. Che nel pensiero di Francesco rimane oggi uno strumento essenziale per la vita democratica. Lo afferma chiaramente il 7 luglio 2024 a Trieste, nella Cinquantesima settimana sociale dei cattolici. Affianca Vangelo e Costituzione: “Come cristiani abbiamo il Vangelo, che dà senso e speranza alla nostra vita; e come cittadini avete la Costituzione, “bussola” affidabile per il cammino della democrazia”. La Festa del 25 Aprile non oscura, ma concorre a illuminare il ricordo di Francesco. L’accostamento tra Vangelo e Costituzione non è nuovo per i napoletani. Nel luglio 2023 l’allora arcivescovo Battaglia ci racconta di essersi trovato a scrivere avendo per caso davanti Vangelo e Costituzione, le cui parole “stanno bene insieme”. Vediamo una condivisione dei valori fondativi della Costituzione repubblicana. Forse, non da parte di tutta la Chiesa. Ma la Liberazione può considerarsi festa anche per quella Chiesa che si riconosce pienamente nel papato di Francesco. Ecco il sospetto che la sobrietà sia richiesta a destra solo strumentalmente per Papa Francesco, e debba piuttosto riferirsi alla difficoltà di accettare fino in fondo i valori che il 25 Aprile rappresenta. Quindi, un tentativo di mettere una sordina alle celebrazioni. Un chilling effect, direbbero gli inglesi, un effetto di raffreddamento. Che è poi lo stesso che si vuole in termini più generali raggiungere con la trasformazione del famigerato ddl sicurezza nel decreto-legge 48/2025. Un panpenalismo populista volto a mettere in un cono d’ombra libertà e diritti costituzionalmente protetti. A quanto leggiamo sulla stampa, da Foggia già parte una questione di legittimità costituzionale, in specie – ma non solo - rivolta alla mancanza dei presupposti di necessità e urgenza richiesti dall’art. 77 Cost. per l’adozione del decreto-legge. Certo, è ben difficile capire dopo più di un anno di discussione in Parlamento quali straordinarie urgenza e necessità siano nottetempo emerse a sostenere la scelta del governo. Per alcuni Mattarella avrebbe dovuto rifiutare la firma del decreto-legge. Evidentemente non ha rinvenuto la “manifesta incostituzionalità” che avrebbe - secondo prassi - giustificato un suo rifiuto. Invero, anche la Consulta in base ai precedenti potrebbe giungere a una dichiarazione di illegittimità solo nel caso di una mancanza conclamata della necessità e dell’urgenza. Vedremo. Mentre possiamo essere certi che altre norme del decreto arrivino comunque in Corte costituzionale, tra cui in specie quelle che impattano sulle libertà di riunione e manifestazione del pensiero. Diritti e libertà si difendono certo nelle aule di giustizia e in Consulta. Ma ancor prima si difendono esercitandoli pienamente, da parte di tutte e tutti. In questo senso la Festa della Liberazione è di per sé una difesa della Costituzione, e il suo segno distintivo non può e non deve essere una imposta sobrietà. Che esprime piuttosto una insopprimibile allergia della destra per la Costituzione repubblicana e antifascista nata dalla Resistenza. La dimostrano anche i vuoti nei banchi del governo nelle celebrazioni del 25 Aprile in Parlamento. Forse cambieremmo idea solo sentendo il presidente La Russa cantare a piena voce Bella Ciao. Sempre che non morissimo prima dal ridere.
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