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Liste d’attesa, Massimo Villone: “Il vero scontro è sull’autonomia differenziata”
di Luca De Carolis da il Fatto Quotidiano del 19/4/2025
Vista da fuori, la scena del governo che se la dà e se le promette con le Regioni gli fa un certo effetto. “Questa vicenda è alquanto singolare” riconosce Massimo Villone, professore emerito di Diritto costituzionale a Napoli, più volte parlamentare. Singolare, assistere a un esecutivo che da un lato vuole realizzare l’autonomia differenziata e che dall'altro è pronto a commissariare le Regioni sulle liste d'attesa, con i presidenti pronti a ricorrere alle vie legali. Dopo il nulla di fatto in Conferenza Stato-Regioni, il presidente regionale veneto Luca Zaia assicura che le Regioni sono pronte "al ricorso alla Consulta contro il commissariamento". Ma il ministro della Salute Schillaci conferma a sua volta di essere pronto a ricorrere ai poteri sostitutivi del governo. Partiamo dal merito, ossia dall'articolo 120 della Costituzione secondo cui "il governo può sostituirsi a organi delle Regioni quando lo richiedono la tutela dell'unità giuridica o dell'unità economica e in particolare la tutela dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali, prescindendo dai confini territoriali dei governi locali". Non c'è dubbio che l'esecutivo possa disporre di un potere sostitutivo sulle liste d'attesa. Però va ricordato che finora solo in un caso un governo vi ha fatto ricorso, per quanto riguarda la legge elettorale in Puglia. Durante il Covid, quando avrebbe avuto senso utilizzarlo, gli esecutivi scelsero sempre di ricorrere al Tar nelle controversie con enti locali. Secondo il presidente della Toscana, il dem Eugenio Giani, il decreto del governo sui poteri sostitutivi è troppo discrezionale, mentre "l'istituto del commissariamento per giurisprudenza consolidata deve essere svolto attraverso regole certe". Ha ragione? Giani fa riferimento all'ultima frase dell'articolo 120: "La legge definisce le procedure atte a garantire che i poteri sostitutivi siano esercitati nel rispetto del principio di sussidiarietà e del principio di leale collaborazione". Dopodiché il punto è un altro, ossia che il vero problema di fondo in questa storia è un altro, anche se non si vede subito, per così dire. Cosa intende? Voglio dire che qui non siamo di fronte a un'impuntatura. Piuttosto, è in atto uno scontro tra visioni diverse sul rapporto tra il centro e gli enti locali. Su questa vicenda si stanno scaricando le tensioni all'interno della maggioranza sull'autonomia differenziata. Preoccuparsi delle liste d'attesa è legittimo, no? Certo. Ma il tema è che mettendo mano alle liste d'attesa, il governo non potrà che intervenire sull'organizzazione della sanità, ossia su una competenza centrale per le Regioni. Non parliamo di un singolo potere, per capirci. Ed è per questo che si sono opposti i presidenti di regione, la più potente lobby politica che esista in Italia, e in modo trasversale, perché su questo non esistono differenze dì schieramento politico. Se Schillaci insiste, questo potrebbe incidere sulla legge sull'autonomia? Assolutamente sì. Non a caso, finora Giorgia Meloni si è tenuta lontana dalla questione, come cerca di fare di fronte a ogni rogna politica. Io le consiglierei di proporre a Schillaci e al ministro delle Riforme Calderoli di sfidarsi a duello davanti Palazzo Chigi (sorride, ndr). Sospetto che non accoglierà il suo consiglio. Concordo con lei. Ma questa storia finirà sul suo tavolo, e la premier dovrà inevitabilmente prendere posizione. Faccia una previsione: come si concluderà questo scontro? Non saprei. Ma sono convinto che in ogni caso non si farà il bene dell'Italia.
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