Documento del Coordinamento napoletano per la Democrazia Costituzionale in vista dell’Assemblea nazionale del 21 gennaio 2017

Il risultato del referendum del 4 dicembre 2016 ha rappresentato uno straordinario successo per tutti coloro che si sono impegnati per la vittoria del NO alla controriforma Renzi/Boschi.

La larga partecipazione al voto (da lungo tempo una consultazione referendaria non faceva registrare una così alta affluenza alle urne), la netta prevalenza del NO tra i giovani, tra i lavoratori, nell’elettorato culturalmente più elevato, e allo stesso tempo in quello più popolare, in specie al Sud, sono tutti segnali largamente positivi e incoraggianti per la ripresa di una iniziativa progressista nel Paese.

Certamente il voto del 4 dicembre ha respinto decisamente ed inequivocabilmente il tentativo di una parte delle classi dirigenti italiane di modificare l’architettura istituzionale dello Stato democratico, premessa di un più vasto ed insidioso disegno di totale stravolgimento della Carta del’48.

Tuttavia l’importante e positivo esito della consultazione referendaria non ci rassicura sul fatto che chi ha oggi tentato di cambiare profondamente l’assetto dei poteri costituzionali rinunci, in un futuro neanche tanto lontano, a riproporre, in forme nuove, la medesima strategia, cercando (e quasi sicuramente trovando) alleanze in alcune di quelle stesse forze politiche moderate, conservatrici e di destra schieratesi per il NO nella campagna contro la riforma Renzi/Boschi.

Dobbiamo aver ben chiaro, infatti, che molti altri soggetti che non si muovevano certo nell’ottica in cui ci muovevamo noi, ma che anzi ad essa sono stati sempre ostili e, in alcuni casi, addirittura hanno perseguito e continuano a perseguire un disegno costituzionale per molti versi opposti al nostro, hanno contribuito (per ragioni politiche che non è il caso qui di esaminare) alla netta affermazione del NO.

Tale consapevolezza deve indurci alla costruzione, in tempi rapidi, di una coraggiosa agenda politica, culturale e civile che serva a tener desta l’attenzione sulla “questione democratica” nel nostro Paese. Durante la campagna referendaria abbiamo incontrato cittadine e cittadini, da anni lontani da qualsiasi tipo di militanza e di impegno politico, che si sono mobilitati spontaneamente e con generosità per difendere la Carta del’48.

E’ tra i nostri principali compiti, dunque, evitare che questo vasto e composito mondo, seriamente orientato a proseguire nella battaglia democratica tesa all’attuazione piena del dettato costituzionale, non si disperda deluso e non cada nuovamente in una frustrante condizione di passività politica per assenza di punti di riferimento e di luoghi di confronto, di analisi, di dibattito.

Parimenti va consolidata la rete di rapporti e di relazioni, pazientemente costruita nei mesi di campagna referendaria, con quelle associazioni e quei comitati che hanno condiviso con noi iniziative e momenti di aggregazione.

Dobbiamo avere ben chiaro che l’impegno per la concreta affermazione dei diritti sociali e civili sanciti dalla Costituzione può essere efficace e mobilitante soltanto se pone al centro della riflessione e dell’azione il capovolgimento delle politiche economiche seguite, negli ultimi due decenni, in misura diversa ma omogenea, sia dai governi di destra che da quelli di centro che da quelli cosiddetti di centrosinistra.

Occorre un mutamento profondo degli indirizzi adottati e degli obiettivi perseguiti nei settori più rilevanti dell’economia italiana, attraverso un rilancio del ruolo e della funzione dell’iniziativa pubblica, soprattutto in alcuni comparti strategici dell’industria (dove imprese a capitale straniero continuano a fare “shopping”) e nel credito (bisogna attuare il dettato dell’articolo 47 della Costituzione).

Purtroppo l’alternativa politica, capace di realizzare una reale e radicale inversione di tendenza delle politiche neoliberiste, non è né dietro l’angolo né di agevole costruzione.

Per essa (anche per essa) ci sentiamo impegnati a lavorare, ma i nostri desideri e auspici non bastano certo da soli a renderla immediatamente praticabile.

Di questo dobbiamo essere ben consapevoli. Non per rinunciare all’impegno e alle lotte che ancora ci aspettano, ma per aver ben presente il quadro delle forze in campo.

Il Coordinamento per la Democrazia Costituzionale di Napoli ha sempre, sin dall’inizio della vicenda referendaria, cercato di coniugare la lotta per la difesa della Costituzione del 1948 con la lotta per i diritti negati. Il suo NO è stato quindi allo stesso tempo istituzionale e sociale, motivato dal merito della controriforma Renzi/Boschi e dalle conseguenze sociali che essa avrebbe avuto.

In tale ottica ha cercato di fare il più possibile rete e intessere alleanze con tutti quei soggetti politici, ma soprattutto sociali, che vedono nella Costituzione del 1948 l’estremo baluardo per la difesa e la promozione dei tanti diritti da tempo oggetto di attacco delle politiche neoliberiste.

E in tale prospettiva intende continuare nel suo impegno e nelle sue iniziative, consapevole che il 4 dicembre 2016 si è vinta una battaglia di resistenza per la difesa della Costituzione, ma non si è vinta di certo la guerra per l’attuazione dei diritti che nella Costituzione sono stati solennemente affermati a parole, ma spesso sono stati negati nei fatti.

Negli ultimi due decenni una legislazione” controriformista” e subalterna alla logica del neoliberismo e del mercato senza regole ha cancellato con un colpo di spugna le avanzate normative approvate negli anni ’70 in materia di lavoro, di reddito, di fisco, di sanità, di scuola e formazione, di difesa dell’ambiente e del territorio, di autonomia delle istituzioni locali.

Il Coordinamento napoletano auspica che dall’Assemblea nazionale del 21 gennaio si esca con la decisione di continuare a tenere in piedi sia il Coordinamento nazionale che i comitati locali per la difesa e l’attuazione della Costituzione, individuando modalità più efficaci di integrazione e scambio tra il primo e i secondi.

Il Coordinamento nazionale e i comitati locali dovranno agire col duplice scopo di porsi come osservatorio e denuncia permanente degli attacchi mossi alla Costituzione formale e di promuovere alcune campagne nazionali per la sua attuazione sostanziale. A mo’ di esempio, ne proponiamo sei:

  1. una sull’esercizio della sovranità popolare, finalizzata alla elaborazione di una proposta di nuova legge elettorale di impianto proporzionale, che dia finalmente voce e rappresentanza a tutte quelle forze che il maggioritario ha escluso dalla dialettica istituzionale;

  2. una per l’attuazione della Costituzione, per la identificazione delle singole modifiche più urgenti e necessarie (a cominciare da quella dell’articolo 81) e per la individuazione degli strumenti di democrazia diretta, che potrebbero e dovrebbero essere rafforzati;

  3. una sul diritto al lavoro (art. 4) (con impegno conseguente nella prossima campagna referendaria sui quesiti promossi dalla CGIL e una riapertura del dibattito per la reintroduzione dell’art. 18), sulle forme di retribuzione atte a garantire (art. 36) un’esistenza libera e dignitosa e sugli strumenti di sostegno e integrazione al reddito in assenza di lavoro o di retribuzione inadeguata;

  4. una sul diritto alla salute (art. 32), gravemente compromesso dai pesanti tagli alla spesa pubblica;

  5. una sul diritto all’istruzione pubblica e gratuita (art. 34), individuando nuove forme di contrasto alla legge cosiddetta della “buona scuola”, dopo il mancato raggiungimento del numero di firme necessarie per il referendum che mirava all’abrogazione di alcuni articoli della legge;

  6. una, infine, sulla questione degli immigrati e della loro accoglienza, particolarmente drammatica ed attuale oggi, sia a livello nazionale che a quello europeo.

Per l’organizzazione delle campagne suddette si creino gruppi di lavoro che approfondiscano i temi dal punto di vista teorico e strutturino le iniziative dal punto di vista pratico.

17 gennaio 2017 Il Coordinamento Democrazia Costituzionale di Napoli

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