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Autonomia, il risveglio del Mezzogiorno
di Massimo Villone da la Repubblica Napoli del 17/9/2024
Il caso Sangiuliano ha dato uno scossone alla politica nazionale e a quella locale. Quanto alla prima, si colgono nella vicenda paradigmi generali della declinazione del potere nel nostro paese, da parte di chi lo detiene e di chi ne è oggetto, dei governanti e dei governati. In questa prospettiva, è un caso solo occasionalmente napoletano, che avrebbe potuto o potrebbe verificarsi in qualunque altro luogo. Quanto alla politica locale, invece, l'impatto potenziale è specifico, e tocca l'equilibrio palesemente nord-centrico dell'esecutivo in carica. La domanda è: ci saranno ripercussioni sull'indirizzo di governo per Napoli e più in generale per il Sud? Non dovrebbe accadere. Come scrive Ottavio Ragone su queste pagine, la presidente del Consiglio Giorgia MeIoni ha tutto l'interesse a mantenere un forte rapporto istituzionale con Napoli, la Campania e tutto il Mezzogiorno. E questo sia in ragione della sua posizione istituzionale, sia perché - e forse è questo l'argomento davvero decisivo - "senza il Sud non vince nessuno''. In particolare, non vincerebbe nelle future competizioni chi si vedesse addebitare un comprovato disinteresse per il Mezzogiorno. Si potrebbe obiettare che succede da almeno una trentina di anni, con governi di ogni colore e caratura. Vero. Lo sappiamo che la questione meridionale è uscita dall'agenda politica del paese fin dai primi anni '90 del secolo scorso. Ma c'è una novità. Leggiamo che nella raccolta delle firme referendarie contro la legge Calderoli la Campania si avvia tra banchetti e online verso le 200000 firme. Se la cifra fosse confermata, sarebbe circa un quinto delle firme raccolte in tutto il paese. E anche le altre regioni meridionali hanno numeri significativi in rapporto alla popolazione. C'è un risveglio del Mezzogiorno che è stato già avvertito e ha prodotto effetti nel sistema politico. Il 13 settembre a Matera c'è stata un incontro, sponsorizzato dalla Cgil lucana, dei presidenti delle Regioni del Sud, Bardi, De Luca, Emiliano, Occhiuto, con l'aggiunta di Bonaccini. Pur con sfumature e accenti diversi, è stata da tutti espressa una contrarietà verso l'Autonomia regionale differenziata. Si è parlato di possibili iniziative, anche se a uno stadio ancora embrionale. Ma la prospettiva è interessante, perché il Mezzogiorno almeno su punti fondamentali deve trovare una condivisione al di là degli schieramenti politici. E il comune interesse non può limitarsi a profili pur rilevanti come il rifiuto di contratti regionali per medici e insegnanti. Bisogna aprire una riflessione su cosa mantenere a livello nazionale, in primis la scuola e le politiche sanitarie, commerciali, industriali e sulle infrastrutture strategiche materiali e immateriali che nessuna regione potrebbe utilmente rivendicare. Definito l'assetto,si provvede poi a semplificazioni e sburocratizzazioni. Che sono un mezzo, piuttosto che un fine. L'Autonomia differenziata è probabilmente il tema che introduce nella destra le maggiori contraddizioni, e trova nel centrosinistra la più forte condivisione. Ma da solo non basta a costruire una proposta alternativa di governo, che si rende sempre più necessaria per le evidenti pulsioni della maggioranza verso forme di "democratura" alla Orbàn. Si segnalano, da ultimo, le scomposte reazioni e gli inaccettabili attacchi alla magistratura per il caso Toti e ancor più per la richiesta di carcere per Salvini. Persino su un giornale non sospetto di sinistrismo come il Foglio il direttore scrive e titola che "il processo a Salvini non ha nulla di politico" (16.09). Ha ragione il presidente della Regione De Luca quando in una intervista (ancora il Fogtio, 16.09) afferma che un progetto del centrosinistra spendibile nella competizione con la destra ancora non c'è. Sottolinea, ad esempio,un sostanziale silenzio sul tema della sicurezza. Richiama l'antica proposta di un piano straordinario di assunzioni di giovani nella pubblica amministrazione. Chiede quattro miliardi per la sanità. Ci comunica - e non lo sapevamo - che la Campania è impegnata nella tutela della risorsa idrica. E coglie l'occasione per informarci che si candiderà per un terzo mandato, come già Zaia in Veneto. Se ne discuterà. Su un punto condividiamo a fondo le sue parole: "In democrazia quando si esercita un potere non si conquista un bottino, si esercita una funzione".
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