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RACCOLTA FIRME
Autonomia differenziata: caccia a 50mila firme per limare la Costituzione
di Marco Esposito da Il Mattino del 10/11/2022
Parte domani la raccolta firme per cambiare la Costituzione e fermare la frammentazione del Paese con l'uso estremizzato dell'autonomia differenziata. L'obiettivo dei promotori è raccogliere (almeno) 50 mila firme in sei mesi per una legge di iniziativa popolare che riformi con colpi di lima, senza cancellarla, la possibilità per le Regioni di chiedere maggiori competenze, introducendo una serie di paletti per correggere la principale stortura del testo attuale e cioè l'irreversibilità della devoluzione. Inoltre, nel testo proposto,si impedisce la frammentazione della scuola e si lasciano allo Stato competenze strategiche come la tutela della salute e le reti di infrastrutture, anche energetiche, se superano i confini regionali. La riforma punta quindi a trovare un equilibrio tra il regionalismo spinto della riscrittura del titolo V del 2001 e la ricentralizzazione dei poteri della riforma approvata dal Parlamento nel 2016 e bocciata però dagli italiani. La scuola è, in questa fase, la materia più delicata tra quelle a rischio spezzatino sia per l'impatto economico (35 miliardi di spesa regionalizzata, di cui 8 in Lombardia e Veneto) sia per la pressione a gestire l'istruzione da parte dei presidenti Attilio Fontana e Luca Zaia. Non a caso ieri a Roma, nella conferenza stampa di presentazione della raccolta firme, con il primo firmatario Massimo Villone, professore emerito di diritto costituzionale alla Federico II, c'erano i segretari dei cinque maggiori sindacati di categoria: Francesco Sinopoli (Flc Cgil), Ivana Barbacci (Cisl Scuola), Giancarlo Turi (Uil Scuola Rua), Elvira Serafini (Snals Confsal) e Rino Di Meglio (Gilda Unams). La raccolta firme per cambiare la Carta costituzionale sarebbe apparsa una forma velleitaria d'iniziativa fino a due settimane fa. Da pochi giorni, infatti, è cambiata in modo definitivo la Costituzione italiana all'articolo 119 proprio grazie a una legge di iniziativa popolare, discussa e approvata dai due rami del Parlamento e sulla quale nessuno ha chiesto il referendum. La novità in Costituzione, all'articolo 119, è l'inserimento del testo: «La Repubblica riconosce le peculiarità delle Isole e promuove le misure necessarie a rimuovere gli svantaggi derivanti dall'insularità». L'iniziativa popolare, pur prevista dal 1948, inizia quindi a diventare efficace. Del resto il Senato già nel 2017 ha previsto che una legge di iniziativa popolare vada sempre discussa in aula, mentre dal 2021è consentita la firma online, certificata con Spid, affiancata al tradizionale banchetto con i certificatori. E infatti per firmare online la proposta Villone sarà disponibile da domani un link sul sito www.coordinamentodemocraziacostituzionale.it I REFERENDUM Cosa prevede la proposta di riforma? Il testo messo a punto dal Coordinamento democrazia costituzionale consente, come oggi, la concessione di forme e condizioni particolari di autonomia ma con alcuni paletti di rilievo. Il primo, si è detto, è quello delle materie. Oggi sono 23, comprese addirittura le «norme generali sull'istruzione» che a quel punto generali non sarebbero più. La proposta riduce le materie a 16 e appare in linea con il sentire di Fratelli d'Italia, partito da sempre contrario a un regionalismo eccessivo, perché nel testo si prevede che «la legge regionale non può in alcun caso porsi in contrasto con l'interesse nazionale». Ci sono poi, nel testo di Villone, novità per correggere alcune illogicità della Carta. Infatti la norma scritta nel 2001 prevede un iter per l'autonomia differenziata che parte dall'iniziativa di una Regione e che, una volta votata dal Parlamento (nella formula di «mera approvazione», secondo il ministro delle Autonomie Roberto Calderoli) diventa irreversibile: nessuno può più cambiarla. Né il governo, né il Parlamento e neppure il popolo sovrano con referendum. L'unico cambiamento possibile si può avere ripercorrendo il medesimo percorso e cioè con l'iniziativa della Regione interessata. Una formula evidentemente irrazionale e che però è nella lettera della Costituzione, così come modificata ventuno anni fa. La proposta di Villone prevede invece esplicitamente la possibilità di referendum confermativo, in analogia a quelli che riguardano le modifiche costituzionali nonché l'eventuale referendum abrogativo, al pari di tutte le altre leggi. Si elimina anche un'altra delle incongruenze del dettato attuale e cioè che alcune materie possano essere allo stesso tempo «potestà legislativa esclusiva dello Stato» e oggetto di autonomia differenziata. Oltre all'istruzione, spicca la «tutela dell'ambiente, dell'ecosistema e dei beni culturali». Infine c'è un ritocco lessicale di impatto potenziale per il Mezzogiorno e cioè la ridenominazione dei «livelli essenziali delle prestazioni» in «livelli uniformi delle prestazioni», in modo da sottolineare che i «diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale» siano garantiti in modo davvero uniforme e non invece, come spesso accade oggi, con regole che legano i servizi alla residenza.
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